Toti: «Non erano tangenti, lavoravo per la regione». Ma spuntano altri affari. Tensioni nel centrodestra: danno per le europee

Giovedì 9 Maggio 2024, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 14:27
Toti: «Non erano tangenti, lavoravo per la regione». Ma spuntano altri affari. Tensioni nel centrodestra: danno per le europee
di Redazione Web
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La vita sconvolta in una notte con l'arresto arrivato come un terremoto devastante. I domiciliari in casa ad Ameglia, in provincia di La Spezia, il paese da dove è partito per diventare un simbolo della Liguria. E la voglia di «chiarire tutto» al più presto. Giovanni Toti sta vivendo i giorni più difficili della sua vita. Venerdì avrà l'interrogatorio di garanzia, la prima occasione per fornire la sua versione.

«Il presidente - le parole del suo difensore, l'avvocato Stefano Savi - è ben determinato a esaminare e approfondire gli atti per presentare una difesa che spieghi come tutto quello che è contenuto in fatti che sono richiamati dagli atti stessi siano da interpretare differentemente alla luce della politica che ha sempre seguito lui e la regione da lui guidata rispetto alla tutela esclusivamente degli interessi pubblici e non privati, gli interessi del territorio perseguiti anche attraverso forme che hanno potuto indurre equivoci ma che in realtà non hanno mai sconfinato in nulla di illecito».

Nelle ultimo ore è spuntata una nuova ipotesi: la Procura di Genova indaga per finanziamento illecito.

«Il sistema Toti»

Per la guardia di finanza e la procura (sono cinque i magistrati che hanno seguito l'inchiesta: il procuratore capo Nicola Piacente, gli aggiunti Francesco Pinto e Vittorio Ranieri Miniati, e i sostituti Federico Manotti e Luca Monteverde) il presidente aveva messo in piedi un vero e proprio «sistema». Favori per aziende e imprenditori del porto di Genova in cambio di finanziamenti, alla luce del sole e alcuni meno trasparenti, alla sua fondazione e al partito per le campagne elettorali. E poi promesse di posti di lavoro e case popolari in cambio dei voti delle famiglie della comunità riesina garantiti dai referenti della famiglia Cammarata di Riesi (Caltanissetta). Per il giudice delle indagini preliminari Paola Faggioni, pur di «ottenere l'elezione o la rielezione» sarebbe stata «svenduta la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali». Accelerando le pratiche e facendo favori agli imprenditori amici Aldo Spinelli e Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, solo per citarne alcuni. Nessun tornaconto privato, secondo il presidente, ma solo interessi pubblici e del territorio.

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