Gubellini: «L'aborto è un diritto delle donne, lasciatele stare»

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Mentre in Francia entra nella Costituzione  e il Parlamento europeo vota in maggioranza  perché sia inserito nella Carta dei diritti europea, in Italia un emendamento – al decreto sul Pnrr – di fatto minaccia l’esistenza del diritto all’aborto​, volendo inserire all’interno dei consultori pubblici, associazioni antiabortiste.

Ho perfino sentito in questi giorni una giornalista - vicedirettrice di un telegiornale della tv di stato - affermare che “l’aborto non è un diritto ma un omicidio”.

Ora, non si  tratta a mio parere di opinioni personali. E quell’affermazione  non solo è sbagliata ma pericolosa. Per quanto orrendo sia abortire, infatti, l’aborto è un diritto  eccome: noi donne lo abbiamo conquistato, a fatica, nel 1978. Prima di allora, si abortiva lo stesso, solo lo si faceva in totale mancanza di sicurezza.

Oggi, a quasi 50 anni di distanza, sono giorni difficili e tristi per quel diritto conquistato.

Qualche giorno fa, ho intercettato un programma, in tv, in cui c’erano 7 uomini parlare di questo argomento così delicato che non riguardava nessuno di loro, ma che invece ha a che vedere con il nostro corpo.

Per fortuna uno di loro ha detto una delle poche cose di senso che ho sentito in questi giorni sul tema: se una donna entra in un consultorio per abortire ha già deciso. Se volesse aiuti - morali  o materiali –, per portare avanti una gravidanza, li cercherebbe altrove, non in quel consultorio. Quindi perché andare a torturarla con le associazioni pro-vita?

Abortire è già una scelta dolorosa. Lasciate le donne in pace, per favore, e fate sentire loro che lo Stato è loro amico, non qualcuno che vuole dire alle donne cosa è meglio e cosa è giusto.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 22 Aprile 2024, 12:32
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